LETTERA DELLA NOSTRA RESPONSABILE DEL CAFE’ ALZHEIMER
Ciao a tutti, il periodo che stiamo vivendo ci impone molte limitazioni, ci costringe a vivere distanti. Distanti, soprattutto, dai nostri familiari, dalle persone a noi più care.
Siamo costretti a stare chiusi nelle nostre case, ma questo non ci impedisce di mantenere relazioni a distanza, attraverso i sistemi tecnologici che abbiamo a disposizione.
Siamo in attesa di poterci presto ritrovare, stringendoci le mani, abbracciandoci e condividendo le nostre emozioni, come ci eravamo abituati a fare durante gli incontri del sabato pomeriggio.
Così abbiamo fatto un giro di telefonate per tenere vividi questi ricordi e per aggiornarci su eventuali cambiamenti dovuti a questa nuova situazione.
Pubblichiamo, quindi, la lettera che Anna, responsabile del Cafè Alzheimer, ci ha regalato. Chiediamo, a chi volesse, di restituirci un pensiero – anche solo due righe – che potremo ripubblicare sul nostro sito, per condividere ancora di più i sentimenti che ci legano.
Grazie. Restiamo a casa, rimanendo in contatto.
LA LETTERA ACCORATA DELLA NOSTRA RESPONSABILE DEL CAFE’ ALZHEIMER
Ciao a tutti, in questi giorni di forzato riposo, ho telefonato a tutti o quasi i nostri iscritti al Café Alzheimer.
Con piacere, vi comunico che stanno tutti bene, tranne qualche situazione di peggioramento (probabilmente dovuta alla situazione di “costrizione” che stiamo vivendo).
Fra tutte, la condizione più difficile mi sembra quella di Fernanda, che avrebbe dovuto ricoverare suo marito Carlo (ve lo ricordate?) in una RSA il 9 marzo, ma è stato tutto sospeso. Lei è davvero in crisi e non ce la fa più!
Tutti sono stati molto felici di sentire la nostra vicinanza e ci ringraziano.
Senza avere la pretesa di fornire analisi approfondite, mi permetto di fare alcune considerazioni.
Ho notato differenze fra le risposte che ho ricevuto alla domanda “come state?”
Inaspettatamente alcune persone che frequentano il Cafè Alzheimer da più tempo, sembravano più tranquille. E’ stato bello sentire Felicita dire: “sì lui vuole uscire, ma io adesso ho imparato, cambio discorso, faccio altro“.
E così anche Rita, che alla notizia della chiusura del centro diurno frequentato da Luciano, dice: “non è un problema, ora so come fare“.
Altre persone che ci frequentano da poco tempo, o coloro che ci hanno incontrato solo all’ultimo evento, hanno dato risposte diverse. Sono sembrate più spaventate. Il fatto di non poter delegare a nessun altro (badanti, centri diurni, assistenti) la cura dei propri cari, li ha messi molto in difficoltà, pur avendo a disposizione il tempo necessario per potersene occupare, vista la forzata sospensione del lavoro.
In tanti mi hanno chiesto: “come faccio a fargli capire che non deve uscire, io continuo a dire di No, non lo puoi fare, ma non capisce“.
Spero di aver dato loro consigli soddisfacenti. Ho suggerito che è inutile dare spiegazioni di una realtà che i malati non percepiscono.
Comunque non avevo dubbi già da prima ma, ora ho un’ulteriore conferma che il nostro Cafè Alzheimer sia davvero importante. Dobbiamo sentirci gratificati per quello che facciamo e, se anche non ne abbiamo un riscontro immediato, ciò che diciamo alla fine resta.
Scusate per eventuali errori di sintassi e/o ortografici, ma io preferisco scrivere con carta e penna, non sono molto brava con apparecchi tecnologici vari, ma ci tenevo a condividere con voi le mie riflessioni.
Anna (o la “Caposala Svizzera”)